La Cannabis Sativa L., della famiglia delle Cannabinacee, è una pianta dalle molteplici varietà diverse per clima latitudine e per continente. I recenti cambiamenti legislativi hanno permesso anche in Italia la coltivazione e vendita di alcune varietà selezionate per il basso contenuto di THC: stiamo parlando della Cannabis Light, e in questo articolo andremo ad approfondire i suoi effetti sull’organismo umano.
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Cos’è la Cannabis Light?
La cannabis in Italia è regolamentata da due importanti leggi: la legge 309/90 “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza” e la legge 242/2016 “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.
E’ importante non confondersi con la cannabis terapeutica (ad alto contenuto di THC): questa è regolamentata dalla legge 309 modificata dal decreto del Ministero della Salute (Livia Turco) d.d. 18 aprile 2007, che ne permette la commercializzazione tramite farmacia galenica e sotto stretta prescrizione medica. La nuova legge 242 sulla canapa ha invece introdotto con l’art. 2 comma 2 alla lettera “g” le “coltivazioni destinate al florovivaismo”; di conseguenza la pianta di canapa può essere utilizzata per la produzione anche di fiori recisi in campo, infiorescenze fresche o secche (proprio quelle dalle quali si ricava la Cannabis Light).
La Cannabis Light è quindi l’infiorescenza di canapa proveniente da piante di canapa iscritte nel registro Europeo per la coltivazione.
La Cannabis Light fa male o no?
L’essere umano ha vissuto per milioni di anni in sinergia con la Cannabis Sativa L. e i suoi molti derivati: i moltissimi testi storici che riportano le caratteristiche di questa pianta non fanno riferimento a controindicazioni o problematiche per l’organismo umano. Oggi, con l’avvento della legalizzazione della cannabis in sempre più paesi, si è riaperta la strada della ricerca scientifica e medica sul fitocomplesso presente nell’infiorescenza, con ottimi risultati per farmaci in grado di curare e alleviare moltissime patologie mediche. Si può quindi affermare che la cannabis light non fa male salvo rarissimi episodi di allergia a uno dei suoi componenti.
Alcune ricerche hanno portato alla luce possibili controindicazioni per chi ha problematiche cardiovascolari preesistenti, a causa di alcuni elementi tra i cannabinoidi che tendono ad aumentare la fluidità del sangue, incrementare il battito cardiaco ed abbassare la pressione sanguigna. Si consiglia a chi soffre già di queste patologie di consultare un medico prima di consumare cannabis light.
Il parere dei medici: la cannabis light è dannosa?
Il proibizionismo di questi ultimi 70 anni ha indotto nel settore medico molto timore e eccessiva prudenza nel fare affermazioni che contrastino con le posizioni politiche sull’argomento. Pertanto le dichiarazioni della medicina moderna sulla questione sono molto prudenti e devono avere molte conferme per essere ufficializzate, cosa che non avviene per i farmaci. Il parere dei medici è che il principio attivo delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) sia il solo elemento che possa portare problematiche all’essere umano, anche se mancano ancora ricerche approfondite sugli effetti a lungo termine.
Il parere ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) è che a basse concentrazioni il THC (< 0,5%), come nel caso della cannabis light, abbia un effetto trascurabile sull’organismo umano: per questo sembrano mancare le prove scientifiche che la cannabis light faccia male.
Il consiglio di chi ne fa uso
Come ogni sostanza (compresi alcol e lo zucchero) il miglior consiglio è informarsi sugli effetti e le controindicazioni prima del primo utilizzo. La cannabis (con o senza THC) ha effetti diversi sulle persone, queste differenze sono indotte dai diversi stati d’animo, dall’ambiente circostante e soprattutto dalle persone che ci circondano. Un luogo che ci trasmette sicurezza e persone con energie positive sono il miglior modo di preparare il nostro Sistema Endocannabinoide a ricevere i cannabinoidi prodotti dal fiore della pianta di cannabis.
La cannabis light viene spesso usata per inalazione: vaporizzata, fumata in bong o pipe ad acqua, fumata in spinelli (canne, joint, ecc..) o in ciloom (vecchie pipe per hashish). E’ possibile assumere cannabinoidi anche tramite ingestione: alimenti da forno, estratti a freddo e prodotti alimentari vari, importante è che in fase di cottura non si superino i 172°C, temperatura in cui si attivano e degradano i cannabinoidi.
Negli ultimi anni con l’aumento dell’uso terapeutico si è cominciato ad utilizzare il metodo della somministrati per via sub-linguare: disciolti in olio (oliva, sesamo, canapa, ecc…) i cannabinoidi entrano in circolo immediatamente senza dover passare per i polmoni (come nel caso dell’inalazione) o per l’apparato digerente (nel caso dell’alimentare).
Vi consigliamo un utilizzo legale e consapevole dei cannabinoidi, della Cannabis Sativa L. e dei suoi derivati.
Cannabis Light e legislazione
La cannabis terapeutica oggi possiamo dire sia abbastanza ben regolamentata grazie alle modifiche apportate da vari decreti del Ministero della Sanità, che hanno importato diverse modifiche alla vetusta legge 309/90.
Mancano ancora alcuni accorgimenti a livello regionale, continuità nell’importazione e nella produzione di cannabis terapeutica ad uso medico.
La Cannabis Light, termine coniato per identificare la cannabis a basso contenuto di THC, è stata introdotta dalla legge 242/2016, grazie al introduzione dell’art. 2 comma 2 alla lettera “g” che permette la coltivazione della canapa per la produzione di fiori freschi o secchi. Il problema è che mancano ancora chiarimenti sulla destinazione d’uso di quelle infiorescenze, e la commercializzazione si basa su vuoti legislativi che andrebbero colmati con decreti o circolari ministeriali, come previsto dalla nostra legislazione.