La Cannabis Sativa L. di origine Asiatica è diffusa in tutto il mondo, e questa pianta molto versatile viene utilizzata per la produzione industriale in Italia in virtù della sua fibra naturale molto resistente. Il nostra paese ha una lunga storia di utilizzo della Cannabis: sin dai tempi dell’antico Impero Romano la nostra penisola si è distinta per la qualità della fibra lunga prodotta, con la produzione di tessuti economici e resistenti, funi di fibra di canapa intrecciata e molto altro.
Oggi in Italia si sta rilanciando la coltivazione ma il settore, abbandonato da più di mezzo secolo a causa di pregiudizi etici incoerenti, necessita ancora di impianti di prima trasformazione che permettano di ottenere materie prime rifinite come richieste dal mercato nazionale e internazionale.
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Cos’è la Canapa Industriale?
Dalla pianta di canapa si possono ottenere molti derivati, perché il fusto è formato da fibra e canapulo, che una volta separati tramite la lavorazione industriale permettono di ottenere diversi materiali come fibre lunghe, corte e cellulosa (o canapulo).
Le fibre lunghe, con ottime doti meccaniche, vengono filati per la lavorazione tessile e per la produzione di cordami; le fibre corte vengo usate soprattutto nell’industria automobilistica per la produzione di pannelli insonorizzati con buone doti ignifughe.
Il canapulo invece è un materiale legnoso che contiene un’altissima percentuale di cellulosa ottima per la fabbricazione di carta e cartone; recentemente questa materiale è stato riscoperto dalla bioarchitettura per la fabbricazione di mattoni e malta ad elevato confort abitativo. Un ulteriore vantaggio della cultura di canapa industriale è la produzione di materiale di scarto definito biomassa, che può essere nuovamente valorizzato come biomassa vegetale per la produzione di carburanti o estratta con solventi per ricavare un fitocomplesso ricco di cannabinoidi (CBD, CBG, ecc…) molto richiesto dall’industria cosmetica.
Che varietà vengono usate per la Canapa industriale?
Molte sono le varietà di Cannabis Sativa L. presenti nel registro europeo e visionabili su “Plant variety database – European Commission“. Queste varietà di cannabis sono studiate per la produzione dei diversi derivati come semi, biomassa, fibre e canapulo; tuttavia spesso l’agricoltore predilige ibridi che possano apportare più derivati così da poter ottenere una maggiore certezza del prodotto finale.
Le varietà Italiane:
- Carmagnola: strain storico, è conosciuta in tutto il mondo per la qualità della sua fibra molto lunga e resistente. Ha un ciclo vitale molto lungo rendendola particolarmente indicata per la produzione di canapulo.
- Fibra Nova: varietà coltivata esclusivamente per la produzione di fibra, le piante si presentano medio alte e poco ramificate, garantendo un’elevata redditività anche in spazi più contenuti.
- Eletta Campana: varietà molto versatile, ottima per la produzione di tutti i tipi di derivati, può raggiungere fino ai 6 metri d’altezza.
Le più conosciute all’estero:
- Uso 31: pianta originaria della Russia, con un ciclo vitale molto corto (100 giorni circa), adatta alla trebbiatura con mezzi classici è ottima per la produzione di semi e biomassa.
- Futura 75: varietà prodotta in Francia, la pianta si presenta di altezza medio alta e dal ciclo vitale tardivo (150 giorni): è un varietà molto resistente usata per produrre seme e canapulo.
- Santhica: seme prodotto in Francia, le pianta possono arrivare ai 2 metri di altezza e generare buoni rendimenti di biomassa da estrazione. Alcuni fenotipi hanno nel loro fitocomplesso elevate percentuali di cannabigerolo (CBG).
La legge sulla Canapa Industriale
La Cannabis Sativa L. è vietata in tutto il mondo dagli accordi internazionali sul traffico di stupefacenti, e nell’Unione Europea le prime norme che derogavano la coltivazione di canapa (THC inferiore al 0,2%) risalgono al 1998.
Quasi ogni stato europeo ha una legge che regolamenta la coltivazione di cannabis ad uso industriale. In Italia, da qualche anno è in vigore la nuova legge 242/2016, “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. Questa legge ha il compito di tutelare il coltivatore di canapa chiarendo gli oneri burocratici e sollevando da reati penali qualora la coltivazione sforasse la soglia consentita dalla legge riguardo il principio attivo delta-9-tetraidrocannabinoide (THC).
Art. 3: Obblighi del coltivatore
Comma 1. Il coltivatore ha l’obbligo della conservazione dei cartellini
della semente acquistata per un periodo non inferiore a dodici mesi.
Ha altresi’ l’obbligo di conservare le fatture di acquisto della
semente per il periodo previsto dalla normativa vigente.
Art. 4: Controlli e sanzioni
Comma 5. Qualora all’esito del controllo il contenuto complessivo di THC
della coltivazione risulti superiore allo 0,2 per cento ed entro il
limite dello 0,6 per cento, nessuna responsabilita’ e’ posta a carico
dell’agricoltore che ha rispettato le prescrizioni di cui alla
presente legge.
Canapa Industriale e CBD
Da qualche anno nel mondo si è allentata la morsa riguardo la cannabis e i suoi derivati, permettendo a molti ricercatori di analizzare questa pianta prima vietata anche nell’ambito della ricerca scientifica. Questo ha permesso di scoprire le innumerevoli proprietà del fitocomplesso prodotto dal fiore della canapa. Ancora molti sono gli elementi sconosciuti alla scienza, ma in questi anni si sono consolidate le certezze rispetto all’importanza del Cannabidiolo (CBD) e del Cannabigerolo (CBG) usati sia in cosmesi che in ambito nutrizionale.
I metodi di estrazione sono molti e tutti utilizzano solventi: alcol, butano, CO2, etc; queste sistemi di estrazione possono estrarre anche il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) illegale in molti paesi. Purtroppo non esistono ancora protocolli per una lavorazione certificata e questa incertezza legislativa non ha permesso al mercato di svilupparsi a sufficienza.
Oltre alle estrazioni con solventi, dalla biomassa possono essere estratti anche i terpeni (profumi, ad esempio: limonene, micene, ecc…) questi vengono estratti in “corrente di calore” e sono completamente legali perché non contengono tracce di THC.
Il recente cambiamento del sentimento verso la canapa fanno ben sperare: l’aumento della coltivazione di canapa e la nascente industria della Cannabis Light puntano a restituire a questa pianta l’importanza che aveva prima dell’assurdo proibizionismo nato nel 1937.