Come per molti altre piante utilizzate nell’agricoltura moderna, anche la Cannabis Sativa L. ha la possibilità di produrre semi femminizzati. Sul mercato è possibile trovare una grande varietà di questo tipo di semi, adatto a diversi usi per il coltivatore esperto e non.
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Cosa sono i semi femminizzati?
Come si evince dalla parola, i semi femminilizzati porteranno ad una progenie solo femminile di piante, per questo motivo molto adatti alla coltivazione per l’infiorescenza perché non necessita delle operazioni di smaschiamento. Nei semi dioici o regolari, la possibilità che da un seme esca una pianta femmina è del 55% (45% maschi) per questo gli agricoltori seminano ad una densità doppia al metro quadro, così da ottenere il giusto numero di soggetti dal sesso femminile. I semi femminilizzati hanno una percentuale maggiore di soggetti femminili, che variano in base alla qualità delle piante madri selezionate per la riproduzione. Nessuna certezza dunqua, ma una possibilità che si aggira fra il 75% e 99%
Il restante però non sono soggetti maschili, ma soggetti ibridi che produrranno fiori sia maschili che femminili, volgarmente dette “piante ermafrodite”, e che trovano comunque la propria utilità in campo industriale.
Oggi in Italia esistono due mercati di queste sementi, il mercato ufficiale composto da semi derivati dal catalogo europeo con varietà come KC Virtus e Tizsa, e il mercato ufficioso con varietà come Swiss Strawberry o Sour Skunk cbd che non rientrano nel Catalogo UE.
I semi femminizzati sono legali?
Come sancito dall’art.1 comma 2 della legge 242/90, solo i semi contenuti nel “Catalogo comune delle varieta’ delle specie di piante agricole del UE” sono ammessi alla coltivazione di Cannabis Sativa L. in Italia.
Visto il grande fermento sul nuovo mercato di canapa e cannabis, riteniamo che il catalogo nei prossimi anni verrà ulteriormente ampliato con molte varietà di cannabis da fiore. Nella stagione agricola 2018 abbiamo visto in campo due varietà entrambe proveniente dall’est Europa: la KC Virtus prodotta in Bulgaria e la Tizsa in Romania.
Tutti le altre sementi di cannabis che non rientrano nel catalogo europeo vengono attualmente vendute ad uso collezionistico, perciò per la legge italiana non sono adatte alla semina per fini di coltivazione della cannabis light.
Perché usare semi femminizzati?
Anche se le varietà regolari, per la loro biodiversità, sono più interessanti perché la progenie si adatta più facilmente e con maggior vigore al territorio, oggi purtroppo non è legale l’autoproduzione di sementi certificate. Per questa ragione i semi di tipologia dioica perdono di interesse per l’agricoltore che deve produrre infiorescenza, perché non potendo sfruttare i vantaggi genetici dei semi regolari, restano evidenti le differenze di rendimento con i semi femminilizzati.
Un altro vantaggio dei semi femminizzati è l’ottimizzazione degli spazi dedicati alla semina, non dovendo calcolare i soggetti di sesso maschile, che con semi regolari vengono eliminati in fase di prefioritura per evitare l’impollinazione delle infiorescenze femminili di cannabis light. Oltre ad un netto risparmio di tempo, è quindi anche possibile risparmiare sui costi di manodopera che lo smaschiamento richiede per ottenere fiori di buona qualità.
Semi femminizzati autofiorenti
Come già detto nel mercato dei semi di cannabis da collezione esistono già molte variabili tra cui i semi femminilizzati autofiorenti.
Questa tipologia di piante hanno un ciclo vitale molto breve (circa 70-100 giorni dalla semina): vista la velocità di crescita, queste piante restano molto basse, rendendole facilmente lavorabili anche in coltivazioni fuori suolo.
Le ridotte dimensioni raggiunte da queste piante si traducono ovviamente in una minore produzione di infiorescenze, ma la velocità di maturazione permette di ottenere due (anche tre al sud Italia) raccolti all’anno. Ad oggi nel “catalogo comune delle varieta’ delle specie di piante agricole del UE” non sono presenti tipologie di semi femminilizzati autofiorenti, ma è possibile sperimentare con la Finola di origine finlandese, l’unica specie autofiorente dioica (piante di sesso maschile e femminile) con un ciclo vitale di 100 giorni.
Semi femminizzati CBD
Tutte le piante di Cannabis Sativa L. producono naturalmente cannabidiolo (CBD): la canapa certificata dall’Unione Europea ha una percentuale tra il 2% e il 9%, mentre le varietà non ancora certificate presentano percentuali ben più alte.
E’ bene ricordare che i semi femminilizzati al CBD hanno un alto contenuto di cannabidiolo >15% ma sono esclusivamente semi venduti ad uso collezionistico, non essendo presenti nel catalogo UE. Molte aziende hanno già cominciato, con la collaborazione di università e centri di ricerca, il percorso di certificazione di queste varietà, per poterle inserire nel “Catalogo comune delle varieta’ delle specie di piante agricole del UE”; vista la mole di burocrazia richiesta per l’inserimento a catalogo, confidiamo che non saranno disponibili prima della stagione agricola 2020.
Semi femminizzati indoor
La Canapa certificata è sempre stata riprodotta in campo aperto, e questo ha permesso di creare genetiche molto forti e resistenti alle avversità atmosferiche e alle patologie naturali presenti nel nostro continente.
Questa selezione a cielo aperto limita però l’adattamento di queste piante alla coltivazione sotto lampada (anche detta indoor). Questi soggetti, abituati da sempre all’intensità luminosa del sole, tendono infatti a dare diversi problemi quando coltivati sotto luce artificiale. Questo non avviene con le varietà selezionate e incrociate direttamente in indoor, ma si tratta per ora di semi da collezione, e quindi illegali in Italia per la produzione di infiorescenze.
Come creare semi femminizzati
Come molte altre piante vegetali, anche la Cannabis Sativa L. può essere lavorata per la produzione di semi femminilizzati: questa operazione può essere svolta con metodologie naturali o chimiche.
Quando una pianta di sesso femminile viene sottoposta a stress comincia a produrre fiori di entrambi i sessi: il cromosoma prodotto da questi fiori è sempre femminile e darà origine a piante di sesso femminile. Questo stress può essere indotto naturalmente (es: stress luminosi, idrici, termici, ecc…) o più velocemente con agenti chimici (es: argento colloidale, ecc..). In queste lavorazioni, va prestata moltissima attenzione alla selezione delle piante che si vogliono trattare, facendo attenzione ad escludere i soggetti che hanno geni di tipo monoico, così da evitare di produrre semi che daranno origine a piante ermafrodite.
I semi femminilizzati non sono semplici da produrre, ma se fatti bene possono ridurre di molto il lavoro dell’agricoltore e la manodopera impiegata. Al contrario, sementi di bassa qualità possono diventare un vero danno per l’agricoltore, che si troverebbe un’altissima concentrazione di piante monoiche con il rischio di contaminare l’intero campo, rovinando la produzione di cannabis light. Mai come per i semi femminilizzati è importante sapere l’abilità del breeder che li ha creati e acquistare solo semi di alta qualità.
Dove comprare semi femminizzati
Le sementi certificate si possono acquistare dalle diverse ditte (associazioni, rete di impresa, ecc..) che si occupano da anni dell’importazione e della vendita di semi adatti alla produzione legale di Cannabis Sativa L. in Italia.
Per il mercato dei semi femminilizzati al cbd, non ancora ammessi al catalogo UE, ma possono essere regolarmente venduti a scopo di collezione (in quanto senza THC) e si possono trovare on-line o nei negozi specializzati come i Grow Shop (più di 300 sul territorio italiano).