Due anni fa era stata condotta una controversa ricerca sui topi, che aveva dimostrato come il CBD causasse problemi al fegato nei soggetti studiati. Ora questa notizia viene smentita da una ricerca condotta in Colorado, in collaborazione con 12 società statunitensi del mercato del CBD, esaminando le reazioni dei pazienti dopo un periodo di utilizzo di 60 giorni.
Lo studio, condotto dai ricercatori di ValidCare (specializzati proprio in integratori alimentari) è stato condotto in risposta alle richieste della FDA (Food and Drug Administration, l’ente governativo che si occupa della regolamentazione di prodotti alimentari e farmaci) di ricerche scientifiche sul CBD, ed è stato pubblicato proprio in un periodo in cui l’agenzia sta stabilendo le regole per garantire ai consumatori la necessaria sicurezza sull’utilizzo di prodotti basati sul cannabidiolo.
La ricerca
“Abbiamo osservato aumenti lievi e clinicamente insignificanti nei test di funzionalità epatica in meno del 10% dei consumatori indipendentemente dall’età, dalla composizione, dalla forma del prodotto e dalla quantità consumata”, ha affermato Jeff Lombardo, uno dei ricercatori che ha lavorato allo studio. Nessuna tossicità epatica è stata individuata nei 839 partecipanti che hanno consumato una gamma di prodotti CBD per uso orale.
Lombardo ha affermato che tre partecipanti hanno mostrato livelli tre volte superiori al normale dell’enzima epatico ALT alla fine del periodo di 60 giorni: tuttavia questi soggetti assumevano regolarmente dei farmaci che elevano quegli enzimi, e sarebbe questa la probabile causa dell’aumento dell’enzima ALT in quei soggetti.
Lo studio ValidCare è in netto contrasto con la controversa ricerca sul CBD sui topi condotta dall’Università dell’Arkansas nel 2019; Questo studio è stato criticato per aver alimentato forzatamente i topi con dosi massicce di CBD, a partire da 246 mg / kg fino a una mega dose di 2460 mg / kg di CBD, difficilmente paragonabile alle dosi per il consumo umano.
I critici all’epoca hanno notato che le dosi somministrate ai topi erano più di 100 volte la dose giornaliera raccomandata del farmaco ad alto contenuto di CBD, l’Epidiolex, che suggerisce un’assunzione giornaliera di massimo 20 mg per kg di peso corporeo.
Diversi esperti hanno, in passato, notato alcuni potenziali effetti dannosi derivanti dall’assunzione di dosi molto elevate di CBD e hanno espresso preoccupazione su come il suo uso potrebbe influenzare la gravidanza e l’allattamento, nonché la salute riproduttiva maschile. La FDA ha affermato che gli studi esistenti sul CBD tendono a riconoscere solo i benefici presunti derivati dalle esperienze personali, affermando ripetutamente che studi più approfonditi dovrebbero essere incoraggiati per verificare le affermazioni riguardanti la gestione del dolore, ansia, disturbi del sonno e altri problemi.
Riconoscimento FDA
Tuttavia, l’FDA ha già riconosciuto i benefici del CBD per i disturbi convulsivi con l’approvazione di Epidiolex, efficace per i pazienti che soffrono di sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut, due forme debilitanti di epilessia infantile. Il prodotto è stato il primo farmaco su prescrizione derivato dalla cannabis ad ottenere l’approvazione della FDA.
Le aziende che hanno partecipato alla ricerca sono: Asterra Labs, Care by Design, CBDistillery, CBD American Shaman, Charlotte’s Web, Columbia Care, Global Widget, HempFusion, In nite CBD, Kannaway, Medterra CBD e SunMed CBD.